Descrizione
L'Origine di Celle di Bulgheria Il nucleo originario di Celle di Bulgheria si fa risalire probabilmente all'anno 700 d.C., quando una colonia di soldati bulgari giunse nel beneventano. Il Duca Romoaldo permise loro di insediarsi in varie località , tra cui Cepino, Isernia, Boviano e la zona di Paestum. Questi coloni bulgari, alla base della toponomastica locale, si stabilirono alle falde del Monte Bulgheria, fondando villaggi. Uno di questi villaggi divenne sede di una laura con celle di monaci italo-greci, dando così il nome a "Celle."
Celle di Bulgheria nei Secoli Successivi Nel corso dei secoli successivi, il villaggio seguì le sorti di Roccagloriosa, fungendo da casale fino alla sua elevazione a sede comunale. Negli anni '700, fu un feudo dei D'Afflitto di Roccagloriosa. Secondo i resoconti dell'epoca, Celle di Bulgheria contava 730 abitanti ed era situato alle pendici del Monte Bulgheria, a una distanza di 60 miglia da Salerno.
La Rivolta del 1828 Nell'800, Celle di Bulgheria svolse un ruolo di rilievo nei moti rivoluzionari del 1828. Dopo il ritorno dei Borboni al potere con Francesco I, re delle Due Sicilie, la città e le località circostanti affrontarono giorni difficili a causa delle tasse elevate e della crisi del grano. In questo contesto, il popolo cilentano, con l'incoraggiamento di patrioti locali, tra cui il Reverendo Canonico Antonio Maria De Luca, si ribellò contro il regime borbonico.
Il 30 giugno 1828, una schiera di rivoltosi si presentò alle porte di S. Giovanni a Piro. Tuttavia, a differenza di altri comuni, il sindaco e il parroco di S. Giovanni a Piro rifiutarono di partecipare alle funzioni religiose imposte dai rivoltosi. In risposta al rifiuto, i rivoltosi saccheggiarono le loro case. Successivamente, i rivoltosi si diressero a Bosco, dove non trovarono sostegno dalla popolazione locale, e quindi proseguirono verso Vallo della Lucania. Qui furono sorpresi dalle truppe borboniche e dispersi sui monti.
La repressione dei moti del 1828 fu brutale, con accuse, condanne, arresti, fucilazioni e persino la distruzione di Bosco su ordine regio.
Antonio Maria De Luca: Patriota e Martire Antonio Maria De Luca, nato a Celle di Bulgheria il 20 ottobre 1764 e morto a Salerno il 28 luglio 1828, fu una figura di spicco nei moti cilentani del 1828. Appartenente alla Congregazione del Santissimo Redentore, De Luca fu un presbitero italiano, noto per essere stato l'organizzatore e la vittima più illustre dei moti.
De Luca era anche un educatore e predicatore, che aveva insegnato nel seminario di Policastro Bussentino e aveva predicato in molte località del Regno di Napoli. Aveva partecipato ai moti carbonari del biennio 1820-21 e aveva sostenuto i contadini nelle lotte contro il latifondismo, la nobiltà e il clero cilentani. Durante questo periodo, aveva persino donato parte delle sue proprietà terriere ai contadini di Celle.
Nonostante la sua fuga temporanea, De Luca fu arrestato dalle truppe borboniche dopo i moti del 1828 e successivamente fucilato a Salerno il 28 luglio 1828. Fu scomunicato dall'arcivescovo di Salerno, mons. Camillo Alleva, ma il suo sacrificio rimase nella memoria collettiva di Celle di Bulgheria.
La casa del Canonico De Luca, situata nel centro di Celle di Bulgheria, è ancora oggi un simbolo delle sue virtù e del suo contributo alla lotta per l'indipendenza italiana, alla liberazione dall'oppressione e all'Unità d'Italia. Una lapide sulla Piazzetta Crocevia commemora la sua memoria e il suo ruolo fondamentale nella storia del paese.